Sempre più di frequente, ci si trova ad essere sotto stress senza soluzione di continuità. Gli accadimenti più disparati possono metterci a dura prova, oltre a quelli più traumatici (lutti, eventi catastrofici, separazioni, perdita del lavoro, difficoltà economiche ecc.), e non di rado capita che si susseguano gli uni agli altri senza darci respiro.
In questi casi, il ciclo dello stress diventa continuo, lo stato di tensione estremo e i sintomi tipici dell’ansia si stabilizzano come fossero la nostra condizione naturale. Puoi sperimentare notti insonni per lunghi periodi, difficoltà digestive, senso di oppressione e angoscia (segni tipici dell’ansia generalizzata), e, infine, puoi rischiare di cadere in depressione.
Cossa accade a livello biologico in questi casi? Protagonista principale di questi stati è sicuramente la produzione endogena di catecolamine.
Come evidenziato da studi recenti, nelle persone esposte a bassi livelli di stress la produzione di dopamina è proporzionata al tipo di evento stressogeno da affrontare. Viceversa, nel gruppo altamente stressato, non solo la reazione allo stimolo stressogeno appare esagerata, ma la produzione di dopamina risulta deficitaria, inibita.
Nel ciclo dello stress il ruolo delle catecolamine è fondamentale, ma la risposta ai “triggers” (ovvero gli eventi stressogeni), dipende dalla tipologia degli stessi e dalla loro durata nel tempo o reiterazione. Se, quindi il fattore ambientale influenza la produzione di neurotrasmettitori, è vero anche il contrario: un deficit, un’alterazione nella produzione di noradrenalina o dopamina produce degli effetti a cascata sull’organismo sia in risposta allo stress, che in generale.
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