Il sovrappeso e l’obesità sono definiti come un eccessivo accumulo di massa grassa tale da rappresentare un rischio per la salute. Un’altra definizione di sovrappeso e obesità si basa sul peso ideale, dipendente dall’altezza, dal peso, dalla massa scheletrica e dal sesso, che corrisponde al peso al quale un individuo ha le minori probabilità di ammalarsi.
In accordo con questo criterio, si definisce sovrappeso la condizione in cui il peso corporeo supera il 10% del peso ideale ed obesità la condizione in cui il peso supera del 20% il peso ideale. A seconda della distribuzione del grasso in eccesso si possono distinguere tre forme di obesità: l’obesità “androide”, a prevalente localizzazione addominale; l’obesità “ginoide” a prevalente localizzazione a livello di cosce e bacino; e l’obesità mista.
Misurare la quantità del grasso corporeo e la sua distribuzione nell’organismo è molto difficile. Una certa precisione richiede metodiche invasive e molto costose. Esistono tuttavia alcuni parametri che vengono utilizzati nella pratica comune che danno un’idea dello stato di salute di ciascun individuo.
Uno di questi parametri è sicuramente l’indice di massa corporea o body mass index (BMI), dato dal rapporto tra il peso del soggetto (in chilogrammi) e il quadrato della sua altezza (in metri). Un soggetto con BMI uguale o superiore a 30 viene considerato obeso, mentre un individuo con BMI uguale o superiore a 25 in sovrappeso. Il BMI però non dà alcuna informazione sulla distribuzione e sulla pericolosità del grasso corporeo. Molti studi hanno stabilito una relazione maggiore tra quantità di grasso addominale (viscerale) e rischio di malattie legate all’obesità come diabete mellito di tipo 2 e sindrome metabolica, piuttosto che con la quantità assoluta di grasso. La misura della circonferenza addominale in centimetri consente di distinguere tra grasso viscerale e grasso sottocutaneo e i valori che ormai sono accettati sono: 94 cm per l’uomo e 80 cm per la donna indicano già una condizione di sovrappeso e di rischio aumentato; 102 cm per l’uomo e 88 cm per la donna indicano una condizione di obesità e di rischio molto aumentato. La condizione patologica che più frequentemente si associa all’eccesso di adipe in sede addomino-viscerale è la sindrome metabolica, una costellazione di problemi fisiopatologici che comprende l’obesità viscerale, l’insulino-resistenza, la ridotta tolleranza glucidica quindi la predisposizione al diabete tipo 2, l’ipertrigliceridemia, la riduzione del colesterolo HDL (“colesterolo buono”), l’aumento del colesterolo LDL (“colesterolo cattivo”), l’ipertensione arteriosa. Pensate che in un solo chilo di grasso corporeo sono presenti circa 3 km di vasi capillari, pertanto se una persona ha 10 chili in eccesso avrà 30 km di capillari in più con un importante incremento di lavoro cardiaco.
Attraverso il rapporto tra la circonferenza addominale e quella dei fianchi possiamo capire a quale biotipo nutrizionale appartiene una persona. Si ha un biotipo androide quando il rapporto vita/fianchi ha un valore al di sopra il 0,90 per l’uomo e al di sopra di 0,85 per la donna. Tutti i biotipi androidi hanno dei fattori di rischio molto sviluppati verso le malattie cardiovascolari sistemiche, verso l’ipertensione arteriosa, l’infarto, le trombosi, le patologie degenerative, il diabete mellito di tipo 2 e la gotta. Viceversa il biotipo ginoide si caratterizza per un rapporto vita/fianchi inferiore a 0,85 ed è prevalente nella donna in età fertile. Questo biotipo predispone principalmente ai seguenti rischi patologici: malattie vascolari locali, capillari, edemi, ulcere degli arti inferiori, linfopatie, venopatie e cellulite. La donna in menopausa e post-menopausa passa dal biotipo ginoide al biotipo androide e quindi assume gli stessi rischi degli uomini.
Il rapporto tra la circonferenza addominale e l’altezza serve per identificare, nella popolazione degli adulti e dei bambini (femmine e maschi) in sovrappeso, i soggetti a maggior rischio di complicanze cardiovascolari e metaboliche per eccesso di massa grassa addominale. Quindi è possibile utilizzare il rapporto tra la circonferenza addominale misurata in centimetri e l’altezza anch’essa in centimetri come indice di immediata rilevazione. L’interpretazione del dato fornito da questo rapporto non richiede l’utilizzo di tavole di riferimento specifiche per sesso e per età e il valore normale deve essere sempre al di sotto di 0,55.
Secondo lo studio PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la salute in Italia) del 2008-2011, in Italia tre adulti su dieci (32%) sono in sovrappeso, mentre uno su 10 è obeso. Le differenze rilevate nel territorio nazionale sono considerevoli e nel confronto tra regioni si osserva un gradiente nord-sud: più in dettaglio, la Lombardia è la regione con la percentuale più bassa di persone in sovrappeso (33%), mentre la Basilicata è quella con il tasso più elevato (54%). L’eccesso ponderale (sovrappeso e obesità, BMI≥25) cresce in modo rilevante con l’età ed è più frequente negli uomini, nelle persone con basso livello di istruzione e in quelle che dichiarano maggiori difficoltà economiche.
L’obesità si associa ad una ridotta aspettativa di vita, che risulta diminuita da 5 a 20 anni nelle persone con obesità più grave. Il rischio di morte associato all’obesità aumenta parallelamente a ogni unità di BMI in eccesso e tende a diminuire con l’età, pur rimanendo elevato fino ai settanta cinque anni. E’ fondamentale pertanto riuscire a tenere sotto controllo l’aumento ponderale e la distribuzione del grasso corporeo ed identificare le modifiche della dieta e dello stile di vita che sono più efficaci nella prevenzione di tutte le patologie collegate con il sovrappeso e l’obesità.
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